Il termine romanzo è di origine medievale. Inizialmente la parola “roman” o “romanz” indicava la lingua volgare, cioè la lingua parlata dal popolo, in opposizione a quella latina, usata dai dotti. Nel XII secolo cominciò ad essere usata per designare opere narrative, prima in versi e successivamente in prosa, destinate alla lettura del popolo. A partire dal XVI secolo il termine assume una connotazione più ampia, diviene un testo narrativo in prosa di ampio respiro, caratterizzato dal racconto di una vicenda principale al quale si intrecciano diverse storie secondarie. I personaggi caratteristici del romanzo sono persone di ceto medio con il quale il lettore può identificarsi.
La parola romanzo evoca una realtà familiare, carica di sensazioni piacevoli, identificabili da una parte con l’idea di tempo libero, dall’altra con quella di finzione e illusione. Il mondo creato dalla fantasia dello scrittore non è solo un mezzo per evadere dalla realtà, in quanto i personaggi sono talmente vivi che a fine lettura ci sembra di conoscerli da sempre, li sentiamo vicini a noi perché ne abbiamo condiviso passioni, sentimenti, speranze e delusioni. La finzione letterale dunque permette di conoscere in profondità il mondo e l’uomo, di metterne a nudo le contraddizioni, di proporre un’alternativa al reale.
Il romanzo è un genere ibrido e complesso nel quale confluiscono elementi propri di altri generi: i dialoghi che si alternano alla narrazione apparentano il genere con il teatro; i monologhi e le effusioni sentimentali gli conferiscono caratteri propri della lirica; le riflessioni su varie problematiche lo accostano al saggio letterario. Tutti questi elementi, però, una volta fatti propri dal romanzo, si amalgamano subendo un profondo mutamento. Questo genere essendo in perpetua trasformazione è il più adatto a riflettere il divenire della realtà in modo profondo e completo. Nella macro categoria letteraria in cui è inserito il romanzo troviamo anche l’epica e il racconto.