Dante nacque a Firenze nel 1265, da una famiglia della piccola nobiltà cittadina di parte guelfa . Il padre apparteneva alla piccola nobiltà cittadina guelfa e godeva di un certo benessere economico grazie ad alcuni possedimenti agricoli e alle attività mercantili svolte in città. Secondo l’uso del tempo, la sua prima educazione si basò sullo studio della <<grammatica>> ; negli anni dell’adolescenza e della giovinezza, egli manifestò curiosità per la letteratura classica e romanza che circolava a Firenze negli anni Settanta e Ottanta . Nella formazione di Dante contò molto una serie di contatti, in particolare va ricordato il suo rapporto con Guido Cavalcanti, il <<primo amico>>, con il quale si impegna nella poesia amorosa dello <<stil novo>>. Alla frequentazione dei gruppi giovanili fiorentini è legato anche l’incontro con Beatrice, realmente esistita e non una figura prettamente ideale e simbolica. L’amata rappresenta per il poeta un valore supremo nel quale specchiare le proprie scelte e il proprio desiderio di giustizia e verità. Dopo la morte di Beatrice Dante passa un periodo di smarrimento , ma costituisce anche il lo stimolo ad uscire dal mondo chiuso e rarefatto dello stilnovismo. Cominciò ad approfondire la sua preparazione filosofica e teologica. A queste esperienze culturali si accosta anche quella politica. Nel 1293 Giano della Bella, aveva escluso la nobiltà cittadina dalle cariche pubbliche , ma in seguito fu consentito ai nobile di ricoprire cariche , purché fossero iscritti ad una cooperazione. Dante entrò nell’Arte dei Medici e Speziali, e negli anni successivi ricoprì varie cariche. Il 1300 fu un periodo difficile per il comune di Firenze, lacerato fra due fazione, i Guelfi Bianchi e i Guelfi Neri. Dante aveva a cuore sia la pace interna sia l’autonomia esterna del Comune, e si adoperò per ristabilire un equilibrio fra i cittadini e contrastare i maneggi del papa Bonifacio VIII. Dante si accostò ai Bianchi in quanto difendevano la libertà di Firenze, mentre i Neri appoggiavano la politica del papa. Il legato pontificio, mandato per mediare tra le due parti, favorì invece Neri, scatenando le persecuzioni contro la parte sconfitta. Dante in quel momento non si trovata a Firenze. A Siena apprese di essere stato condannato all’esilio con l’accusa di corruzione. Non essendosi presentato per discolparsi, due mesi dopo la sentenza venne condannato al rogo. Nei primi tempi dell’esilio, Dante non rinunciò alla speranza di ritornare in patria e si unì agli altri esuli Bianchi. Non riuscendo a rientrare, iniziò il suo pellegrinaggio per varie regione italiane. Nel 1310 il suo sogno di una restaurazione del potere imperiale, che sanasse tutti i mali presenti nel mondo, parve doversi tradurre in realtà. Il nuovo imperatore Enrico VII di Lussemburgo, scendeva in Italia per essere incoronato, con il consenso del papa Clemente V. Ma ben presto le illusione del poeta svanirono difronte alla condotta ambigua del papa, alla resistenza delle città italiane, ed infine alla morte dell’imperatore avvenuta nel 1313. Svanirono anche le ultime speranze di un possibile ritorno in patria e nel 1315 Dante rifiutò un’amnistia che aveva come prezzo il riconoscimento della propria colpevolezza ed un’umiliazione pubblica. Negli ultimi anni visse a Ravenna, circondato dalla fama di altissimo poeta. Morì il 14 settembre del 1321. Tra le sue più importanti ricordiamo: la Divina Commedia, il Convivio, Vita Nova, il De vulgari
eloquentia, il De Monarchia e le Epistole.
Dante Alighieri
