Giovanni Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840. Dal 1948, in un periodo in cui erano in atto i moti del Risorgimento, la famiglia Verga, che aveva assunto una posizione conservatrice, visse spesso a Vizzini, dove quindi Giovanni trascorse parte della sua infanzia e dell’adolescenza. A differenza dei genitori, grazie all’influenza del suo maestro Antonino Abate, acceso repubblicano, egli seguì con grande interesse e favore le imprese che portarono all’unità d’Italia e, sempre grazie a lui, Giovanni incominciò a scrivere romanzi storici che, pur ambientati in epoche e contesti diversi, esaltavano gli ideali di libertà propri del Risorgimento, come “Amore e Patria” e “I Carbonari della montagna”. Questi due romanzi segnano gli inizi della carriera di Verga in qualità di scrittore.
Nel 1858 iniziò gli studi di Giurisprudenza a Catania, ma non li proseguì. Dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia si arruolò nella Guardia Nazionale e continuò contemporaneamente la sua attività di giornalista e scrittore.
Nel 1861 fondò, insieme al suo maestro Abate e Nicola Niceforo, il settimanale politico «Roma degli Italiani». Nel 1863 uscì il suo terzo romanzo intitolato “Sulle lagune”, sempre di carattere storico. Nel 1865 si trasferì a Firenze che all’epoca era la capitale d’Italia e, in quel periodo, frequentò i salotti e conobbe autori come Capuana, Prati e Aleardi. Dopo un anno uscì il suo quarto romanzo intitolato “Una peccatrice”, nel quale lo scrittore cambia genere, passando a un romanzo di ambientazione moderna e borghese.
Scrisse altri due romanzi, “Èva” e “Storia di una capinera”. Nel 1871, dopo il trasferimento della capitale a Roma, Milano divenne il luogo dei letterati e intellettuali italiani. Verga vi si trasferì nel 1872, più o meno stabilmente, fino al 1893. In quel periodo lo scrittore frequentò gli ambienti aristocratici e borghesi, ma anche il gruppo anticonformista ed eversivo degli scrittori scapigliati. Egli cominciò a leggere i romanzi degli scrittori francesi, come Flaubert e Zola, e a definire le sue elaborazioni letterarie, come testimoniano le lettere indirizzate all’amico Capuana. I primi romanzi di questo periodo, “Tigre reale” ed “Eros”, tuttavia, non appartengono ancora al Verga verista. Dopo il 1875, progettò di scrivere un ciclo di cinque romanzi, intitolato “I vinti” il primo dei quali “I Malavoglia” è ambientato in Sicilia ed ha per protagonisti una famiglia di pescatori e, contemporaneamente, iniziò a pubblicare sui giornali delle novelle anch’esse ambientate in Sicilia, raccolte nel 1880 in “Vita dei campi”. Sia il romanzo che le novelle rappresentano il passaggio di Verga alla sua fase verista, caratterizzata dall’ambiente, dall’estrazione sociale dei personaggi e da uno stile di scrittura innovativo. Una seconda raccolta di novelle uscì nel 1883, intitolate “Novelle rusticane”. Nel 1889 venne pubblicato il secondo romanzo del ciclo, “Mastro-don Gesualdo”. Del terzo romanzo in progetto, “La duchessa di Leyra”, Verga scrisse solo un capitolo nel 1911, mentre gli ultimi due, “L’onorevole Scipioni” e “L’uomo di lusso”, non furono mai cominciati.
Per alcuni critici il “Mastro-don Gesualdo” era un’opera meno originale di quella de “I Malavoglia”, e venne visto come un’involuzione nella carriera dello scrittore. Negli anni successivi, in effetti, Verga tornò a scrivere in maniera più tradizionale e più vicina ai romanzi del primo periodo milanese. Dal 1884 iniziò, con successo, a scrivere opere teatrali. Famosa fu la riduzione della novella “Cavalleria rusticana”, dalla quale il musicista Pietro Mascagni trasse un’opera lirica. Con Mascagni e con gli autori del libretto Verga ebbe anche una lite per il pagamento dei diritti d’autore, che poi gli fruttò alla fine una notevole somma.
Nel 1894 Verga ritornò in Sicilia. Si distaccò a poco a poco dall’attività letteraria mentre anche i suoi interessi politici si erano spostati a sostegno dei governi autoritari di fine Ottocento. Nel 1920 fu nominato senatore. Morì a Catania il 27 gennaio 1922.