Il sole aveva già toccato l’orizzonte il cui cerchio meridiano sovrasta col suo punto più alto Gerusalemme; e la notte, che ruota intorno alla terra agli antipodi del sole, sorgeva dal Gange, nella costellazione della Libra, che le cade di mano quando supera la durata del giorno; in modo che nel purgatorio le gote, prima bianche, poi rosse, della gentile Aurora col passare del tempo divenivano gialle. Ci trovavamo ancora lungo la riva del mare, come coloro che meditano sul cammino da percorrere, i quali con l’animo camminano e col corpo stanno fermi. Ed ecco, allo stesso modo in cui mentre si abbassa, tramontando, sulla superficie del mare, il pianeta Marte colora di rosso all’avvicinarsi del mattino, a causa dei densi vapori che lo avvolgono, si manifestò ai miei occhi, e tale possa io vederla, nuovamente, una luce avanzante sul mare con tanta celerità, che nessun volo uguaglia il suo movimento. Dopo avere per poco distolto lo sguardo da essa per chiedere chiarimenti a Virgilio, la rividi divenuta più luminosa e più grande. Poi mi apparve ai due lati di essa un bianco di cui non riuscivo a precisare la forma, e sotto, questo un altro bianco si rese gradatamente manifesto. Virgilio si trattenne dal parlare, finché i bianchi apparsi ai lati della luce rosseggiante apparvero essere ali: ma nel momento in cui fu certo di riconoscere il nocchiero, gridò: “Fa in modo di inginocchiarti: ecco l’angelo di Dio: congiungi le mani: da ora in poi vedrai simili ministri di Dio. Vedi che non si serve di strumenti umani, in modo da rifiutare i remi e le vele che non siano le sue ali per percorrere il tragitto tra spiagge così lontane. Vedi come le tiene alte verso il cielo, penetrando nell’aria con le penne eterne, le quali non sono sottoposte al cambiamento che il pelo degli esseri destinati a morire subisce”. Poi, nell’avvicinarsi a noi, il santo uccello si mostrava sempre più luminoso, per cui, da vicino, lo sguardo non ne sorresse lo splendore, ma fui costretto ad abbassarlo; e quello attraccò con una navicella rapida e priva di peso, tanto che di essa l’acqua non sommergeva alcuna parte. Il celeste nocchiero stava a poppa, tale che sembrava portare scritta in tutto il suo aspetto la beatitudine; e più di cento anime sedevano nella navicella. Tutti insieme, concordi, cantavano “ Quando uscì Israele dall’Egitto” con quello che, in quel salmo, segue. Poi fece, rivolto a loro, il segno della santa croce; essi allora si precipitarono tutti sul lido: ed egli se ne andò con la stessa velocità con la quale era venuto. La moltitudine rimasta sulla riva sembrava ignara del luogo, e guardava intorno come colui che sperimenta cose nuove. Il sole, che aveva messo in fuga con le sue frecce precise dal punto più alto del cielo la costellazione dei Capricorno, scagliava la sua luce in tutte le direzioni, allorché la gente allora arrivata sollevò lo sguardo verso di noi, dicendoci: “Se la conoscete, indicateci la via per raggiungere il monte”. E Virgilio rispose: “Voi immaginate forse che conosciamo questo luogo; ma noi siamo forestieri al pari di voi. Siamo giunti poco prima di voi, attraverso un altro cammino, il quale fu così arduo da percorrere e duro, che la ascesa del monte ci sembrerà da ora innanzi cosa piacevole”. Le anime che si resero conto, per il fatto che respiravo, che ero ancora vivo, impallidirono per la sorpresa. E come la gente si precipita verso un messaggero portatore di liete notizie per esserne messa a conoscenza, e nessuno rifugge dal far calca intorno a lui, così tutte quante quelle anime fortunate fermarono il loro sguardo su di me, quasi dimenticando di andare a purificarsi dei loro peccati. Io vidi una di esse uscire dalla schiera per abbracciarmi, con affetto così grande, che mi indusse a fare altrettanto. O ombre inconsistenti, tranne che nell’apparenza! Tre volte congiunsi le mani circondandola, e altrettante volte tornai con esse al mio petto. Nel mio aspetto, credo, si manifestò lo stupore; per questo l’anima sorrise e si tirò indietro, ed io, seguendola, mi spinsi avanti. Con dolcezza mi esortò a fermarmi: riconobbi allora chi era, e la pregai di fermarsi un poco per parlare con me. Mi rispose: “Così come ti volli bene mentre era chiusa nel corpo destinato a morire, così ti voglio bene ora che dal corpo sono libera: perciò mi fermo; ma tu perché percorri questo cammino?”. “Casella mio, percorro questo itinerario per essere degno di tornare un’altra volta nel punto in cui adesso mi trovo” dissi; “ma perché tanto tempo è stato sottratto alla tua espiazione?”. Ed egli: « Non mi viene fatto nessun torto, se colui che imbarca le anime che ritiene giusto imbarcare, e lo fa nel momento da lui ritenuto giusto, mi ha più volte negato questo tragitto, poiché la sua volontà procede da una volontà giusta: tuttavia da tre mesi a questa parte egli ha imbarcato chiunque ha voluto entrare, senza fare opposizione. Perciò io, che allora volgevo lo sguardo al mare nel quale l’acqua del Tevere diventa salata, fui da lui benevolmente accolto. Ora egli ha alzato le ali verso quella foce, poiché là si raccolgono sempre tutte le anime non destinate all’inferno”. Ed io: “Se una prescrizione propria del purgatorio non ti priva del ricordo dei canti d’amore che solevano calmare tutte le mie inquietudini, o della facoltà di intonarli, voglia tu in tal modo consolare un poco la mia anima, la quale, insieme al mio corpo, è tanto stanca per il cammino sin qui percorso!””Amor che ne la mente mi ragiona” cominciò egli allora a cantare così dolcemente, che la dolcezza di questo canto risuona ancora nel mio animo. Virgilio e io e le anime che erano insieme con lui sembravamo così felici, come se a nessuno di noi un altro pensiero occupasse la mente. Noi tenevamo tutti lo sguardo fisso su di lui e la nostra attenzione era interamente rivolta al suo canto; ed ecco apparire il rispettabile vecchio (Catone), il quale gridò: “Cosa significa questo, anime pigre? Che senso ha questa pigrizia, questo indugio? Affrettatevi verso il monte per liberarvi della scorza peccaminosa che non consente che Dio vi appaia”. Con la stessa rapidità con la quale i colombi, adunati per il pasto, calmi, senza ostentare la solita sicurezza, mentre sono intenti a beccare la biada o il loglio, se appare qualcosa di cui abbiano paura, all’improvviso si distolgono dal cibo, perché sono sotto l’assillo di una preoccupazione più grande, vidi quella schiera da poco arrivata distogliere l’attenzione dal canto, ed avviarsi verso il pendio, come chi si avvia senza sapere dove vada a finire, né la nostra partenza fu meno veloce.
Parafrasi II canto purgatorio
